Il punto della stagione 2015 fa tappa dai saltatori. Nelle puntate precedenti ho intervistato atleti di assoluto livello, ed anche questo settore non è da meno. Pluricampionessa toscana nel salto triplo e in lungo, ai piedi del podio degli Italiani Universitari, Ilaria Cariello è la prescelta tra le donne. Per gli uomini, mi sono rivolto allo specialista dell’alto Filippo Lari, che dopo un anno di stop forzato è tornato alla grande alle competizioni.
Con Ilaria mi metto d’accordo per un sabato mattina. L’allenamento comincia alle 9.30, ma anticipa di qualche minuto per rispondere alle mie domande.
Ormai ti avvii verso il sesto anno di attività. Dopo tutto questo tempo ti consideri un’atleta esperta?
Sicuramente non esperta, però sono sulla buona strada. Venendo da un altro sport, all’inizio c’è stata la necessità di fare un cambiamento radicale nella tecnica e nell’allenamento. È stato comunque divertente passare per una novellina all’età di 18 anni! Mi sono buttata in un ambiente completamente nuovo e mi è piaciuto.
E ora puoi dire di aver recuperato lo svantaggio che avevi in partenza?
Fortunatamente la testa era già buona… la tenacia e la voglia di far bene ci sono sempre state. Mi hanno dato quella spinta in più, che è andata a sostituire le deficienze fisiche che c’erano all’inizio. Perciò non ho avuto difficoltà a esprimermi quasi fin da subito a un buon livello nell’ambiente del salto in lungo. Dopo due anni di atletica già sono arrivata seconda ai campionati italiani promesse, con un 5.91 che è stata una grande soddisfazione.
E per quanto riguarda il 2015? Sei contenta di come è andata la stagione?
Quest’anno non ci sono stati primati personali, ma a sorpresa di molti io mi sento comunque soddisfatta: senza avere dei picchi, sono riuscita, però, a tenermi su uno standard piuttosto alto. E questo mi da una base di appoggio anche per il 2016, perché la certezza di avere una buona misura nelle gambe unita alla volontà di far meglio può permettermi di tirar fuori qualcosa di veramente grande…
La miglior gara della stagione?
Di migliori ce ne sono almeno due: la prima ai regionali societari di giugno, quando nel lungo mi sono imposta di nuovo attorno ai 5.90. C’è stato anche un cambio di scarpe a favorire questo “balzo in avanti”. La migliore in assoluto è sempre la finale del CDS, quando c’è tutto il gruppo che ti spinge a far meglio. Nel triplo, 12 metri subito al primo salto non mi erano mai venuti… Che ti vada bene o che ti vada male, si tratta comunque di una delle gare più emozionanti.
Ti senti un elemento trascinatore della squadra ai societari?
La nostra squadra la vedo un po’ come uno “stormo di uccelli”: c’è un trascinatore che parte, e poi si aggregano tutti! A livello di punteggio, le ragazze fanno affidamento sulle mie prestazioni. Non nego a volte di avere un po’ di pressione addosso, però sparisce tutto quando metto piede in pedana.
Ultimamente ti sei fatta valere anche come fotografa. Ti viene naturale di coniugare le tue passioni, l’atletica e la fotografia?
Finché posso sì. Ho diverse passioni, e riunirle tutte mi fa sentire realizzata. C’entra molto anche la mia determinazione! La mia iniziativa del calendario ha preso un ottimo piede. Mi aspettavo venisse una cosa carina, ma non che avesse tutto il successo che ha avuto. È stato bello vedere i miei compagni che s’interessavano al mio progetto, e che hanno tirato fuori una cosa veramente bellissima.
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Filippo l’incontro mentre fa stretching, appena finito il riscaldamento. Colgo al volo l’occasione per fargli qualche domanda.
Quest’anno hai finalmente ricominciato a gareggiare, e sono arrivati subito dei buoni risultati. È stata dura vincere la malattia?
Non è stato facile riprendermi, perché alla fine sono stato più di un anno fermo, e il mio problema era una cosa piuttosto fastidiosa. Con Fabio siamo riusciti a rimettere su un buon lavoro: all’inizio generale, per cercare di non caricare troppo l’articolazione; e adesso un po’ più intenso, per preparare al meglio le prossime indoor.
Quanto devi alla tua forza di volontà?
Nel mio recupero centra un po’ anche la forza di volontà. C’è stato un periodo in cui pensavo di smettere… Poi Fabio e la mia famiglia mi hanno convinto a riprovarci. Ovviamente sono contento di averlo fatto! Si vede dai risultati che è stata la cosa giusta. Come alla gara del personale (2.10), a Livorno (Memorial Martelli). C’era la mia famiglia, i miei amici, mio fratello a guardarmi, ed è stata un’esperienza molto bella.
Ti senti un atleta più maturo adesso?
Non è facile rispondere… Certo è cambiato il mio approccio alla gara. In pedana prima ero un po’ meno attento. Mantenere la concentrazione durante tutta la gara, portarla fino alle misure più alte è una cosa che s’impara col tempo. Mi aiutano anche alcuni automatismi che ho acquistato.
E Andrea Lemmi ti è stato d’aiuto in questo?
Con Andrea adesso mi sto allenando un po’ meno, perché fa l’istruttore ai ragazzi e non coincidono più i nostri orari, ma quando gareggiamo insieme è sempre una bella esperienza. Mi stimola ad andare sempre meglio, è capitato che mi dia anche dei consigli.
Che cosa pensi di fare nel 2016? Punti a grandi miglioramenti?
Per la stagione al coperto l’obiettivo sono gli italiani, sperando sempre di stare bene durante tutto il percorso di avvicinamento. S’è lavorato tanto quest’inverno, e abbiamo quasi finito sotto quest’ aspetto. All’aperto ci sarebbero i mondiali junior. È difficile ottenere il minimo e qualificarsi, ma io punto a quello.
Per cosa devi ringraziare l’atletica leggera?
L’atletica la devo ringraziare perché mi ha insegnato ad impegnarmi seriamente nelle cose che faccio, ed oltre al risultato, anche per le emozioni che ti sa regalare!
Gianmarco Lazzeri